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AVVENTO! MARIA!
Oggi, lungo il cammino d’Avvento, appare la presenza della Madre del Signore, di cui meditiamo il mistero del suo concepimento, da parte dei suoi genitori. L’incipit della vita terrena di Maria, da parte di Anna e Gioacchino (secondo la tradizione si chiamavano così), avvenne senza essere contagiata dalla colpa originale. Perché questo? Perché Dio, nel suo progetto di salvezza per l’umanità, ha scelto come degna dimora per il suo Figlio Gesù.
Maria è salutata, nel vangelo dell’Annunciazione, “piena di grazia”, ricolma dei doni di Dio, fin dal suo concepimento. Noi sappiamo e crediamo che questa santità, era stata pensata fin dalle origini anche per noi, essere cioè santi e immacolati al cospetto di Dio, ma, per il peccato libero e cosciente della prima coppia non andò così e la seduzione subita dal menzognero, che è Satana, causò, per loro e per noi, la perdita di questo dono. Rimane però in noi una grande nostalgia di questa pienezza di vita e di santità, perché per queste siamo stati pensati e creati da Dio.
Non tutto è perduto! Maria ha permesso di far cantare alla chiesa: “felice colpa che ci meritò una così grande redenzione”. Maria infatti è l’alba che annuncia il pieno giorno, il Sole di giustizia, Gesù Cristo!
Con tre verbi esprimiamo il desiderio di atteggiamenti che dobbiamo sviluppare in noi:
- pensare a Maria: la sua vita semplice, la sua fede immacolata, senza dubbi e reticenze. La sua esistenza sempre sotto lo sguardo di Dio, la vita quotidiana come luogo della risposta a Dio, ogni giorno. Maria di Nazareth vive e cammina nella fede, sotto lo sguardo di Dio, la sua vita, dalla quale non sono assenti fatiche e dolori, gioie e speranze, sofferenze e lutti, lavoro e preoccupazioni…
- guardare a Maria: per scorgere il suo vero “segreto” di grandezza, quello di saper dire prontamente “eccomi”, rimettendo la sua libera e piena disponibilità nelle mani di Dio.
- imparare da Maria, a rispondere a Dio con gioia e fede, ad accogliere Cristo, a prendersi cura di chi è nella necessità, ad essere discepola di Cristo, prima che madre e maestra. Ad ascoltare la Parola di Dio e viverla nelle circostanze ordinarie della vita. A lasciarci anche noi abitare e sostenere dallo Spirito Santo, per vivere di fede, per aprirci alla speranza, per ardere d’amore e permettere a Dio di trasformare il nostro sguardo in luce per gli altri, e di comunicarci il coraggio di osare di più, confidando soprattutto in Lui.
Chiusura dell'anno della Fede
Figli della Risurrezione
La fede di Gesù, legata alla risurrezione dei corpi, era contro la cultura del tempo, che del corpo aveva un culto estetico ritenendolo al tempo stesso la “prigione” dell’anima, che, sola, è immortale! Qui sta la fondamentale differenza tra il pensiero biblico e quello greco. Nell’impatto con il mondo greco il pensiero cristiano viene contestato e ridicolizzato proprio sul suo punto centrale che è la risurrezione di Gesù, (su questo argomento ti ascolteremo un’altra volta! cfr. At 17,31).
La risurrezione del corpo appare un assurdo per chi punta tutto sull’anima e sulla sua capacità di contemplare il mondo spirituale senza l’involucro del corpo. Ma è un assurdo anche per chi guarda oggettivamente che fine fa il nostro corpo …
Attenzione! Parlando della risurrezione non si deve cadere nell’immaginario infantile di tante persone, per le quali la risurrezione è la mera continuazione della la vita attuale, “migliorata” e senza più dolore, senza morte e ingiustizie, tipico dei Farisei del tempo di Gesù. Quando secoli dopo anche Maometto descrisse ai suoi fedeli l’aldilà con colori vivaci, ebbe un aiutino proprio da questa concezione terra-terra dell’aldilà, … immaginato come una sorta di mondo nuovo, “migliore” del tempo presente, da cui verrà eliminato il male … Per Gesù e per noi credenti la risurrezione ci introdurrà in un nuovo mondo dove le cose di prima non esisteranno più e noi saremo come gli angeli, non nel senso che saremo puri spiriti senza corpo, ma figli di Dio, perché come loro vedremo il volto del Padre (Mt 18,10).
Ora tutto questo accade per dono e non per evoluzione: la risurrezione è frutto della Potenza di Dio.
A quelli cioè che negano la resurrezione dei corpi Gesù dice: “Voi non conoscete né la Scrittura, né la potenza di Dio”. Infatti, in questa situazione di IGNORANZA si trovano non solo i Sadducei del tempo di Gesù ma tutti i rinnegatori della Resurrezione. In quel giorno ogni rapporto sarà trasfigurato: nulla cesserà di quello che noi siamo stati, ma tutto sarà trasformato dalla potenza di Dio. La risurrezione ci renderà pienamente figli del Dio dei vivi e non dei morti, perché tutti vivono per lui. Strettissimo sarà il nostro rapporto con Dio, tanto che neanche la morte lo potrà più spezzare. Egli darà vita a tutto l’uomo, in quanto tutti vivono per lui: “se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore (Rm 14,7-8).
Pillole bibliche
Il testo della Sapienza parla del Dio che ha misericordia (nella Messa ELEYSON) di tutti e non guarda ai peccati degli uomini in vista della loro conversione (Sap 11,23); il vangelo presenta Zaccheo come uomo che fa esperienza della misericordia del Signore e, per noi, resta un esempio concreto di conversione.
Egli cerca di vedere Gesù anche se la folla gli è di ostacolo. Infatti, per incontrare Gesù occorre uscire dalla folla, occorre osare, occorre il coraggio di «cantare fuori dal coro», cioè di non fare come fanno tutti, e quindi bisogna anche esporsi e non rinnegare.
Zaccheo, capo dei pubblicani e arricchito in modo disonesto, pur odiato, pur etichettato come impuro e traditore, si riabilita nutrendo in sé un nobile desiderio, quello di vedere Gesù, con tutte le sue forze. Cercava di vedere indica un desiderio profondo di Gesù, e non solo CURIOSITA’ del momento. Anche Gesù manifesta il suo desiderio di incontrare Zaccheo, di stare e di fare comunione con lui.
Il testo descrive l'incontro del desiderio di Dio con il desiderio dell'uomo. È DESIDERIO DI SALVEZZA: da parte di Dio per concederla e da parte di Zaccheo per averla! Quando – come Zaccheo – cerchiamo di vedere Gesù, allora capiamo che Gesù si è già messo in cammino per incontrare noi! «Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto» (Lc 19,10).
Mettersi alla ricerca di Dio SPESSO predispone tutto all'evento della grazia. Lo sguardo di Gesù è lo sguardo di Dio su noi: Egli vede in Zaccheo un uomo e un figlio di Abramo (Lc 19,9) e NON
• il pubblico peccatore,
• il peccatore incallito,
• il piccoletto,
• il ricco,
• il venduto ai Romani, il traditore, l’impuro
• la persona contro cui se ne dicevano di tutti i colori
Zaccheo incontra il Signore (Lc 19,8) per l'incondizionata e stupefacente accoglienza che Gesù gli riserva.
Noi possiamo anche non vedere il Signore, ma lui ci vede sempre, non può non vederci. Noi possiamo anche scantonare, ma lui no.
Noi possiamo guardare e condannare, guardare e tirare diritto: lui mi guarda, si ferma e si muove a pietà di me, sempre, se cerco di "vederlo".
I SANTI e i Fedeli Defunti
La festa dei Santi e la memoria dei Fedeli defunti ci aiutano a renderci conto che non siamo stati chiamati all’esistenza per stare in questo mondo, ma destinati ad una mèta, a Dio, al suo Regno. Noi siamo “la gloria del Dio vivente” noi siamo la sua gioia. Questa gioia del Signore è la nostra forza. San Francesco nel famoso cantico delle creature dice: “laudato sii, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale, dalla quale nullo homo vivente po’ skappare”.
Quando si è giovani il ricordo della morte ci tocca solo perché la dipartita di qualche persona cara viene a ricordarcelo. Il ricordo quotidiano della morte e soprattutto della nostra morte personale, “dalla quale nullo homo vivente po’ skappare” quando sarà il momento, non porta male, come taluni pensano! Anzi, ci può aiutare, ci può sostenere in questa vita a guardare oltre l’orizzonte mondano, per posare il nostro sguardo sull’orizzonte di Dio.
Le cose essenziali sono tutte invisibili agli occhi: solo guardando al di là del visibile riceviamo la luce e la forza di vivere in questo mondo senza perdere la speranza.
Una serena constatazione: poco per volta, avanzando nella vita, abbiamo più amici e parenti al di là che di qua, dove ci troviamo ancora noi. È una grande possibilità continuare ad affidare i nostri defunti a Dio e fare preghiere per loro, perché la compassione di Dio si volga verso di loro, ma è anche un bel dono sentire la loro intercessione in nostro favore,.
Del resto, la nostra preghiera per i defunti è parte integrale della nostra fede, in quanto la Chiesa è un corpo solo in Cristo, e noi crediamo nella “comunione”dei santi; la preghiera per i defunti ci unisce insieme un questa esperienza di cammino nella fede, per essere là dove essi già sono, là dove TUTTI, riuniti in Cristo, con i nostri occhi vedremo Dio.
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