News
Un racconto, una preghiera
Un giorno in cui riceveva degli ospiti eruditi, il Saggio li stupì tutti, chiedendo loro a bruciapelo: "Dove abita Dio?". Alcuni tacquero, uno disse: "Il mondo non è forse pieno della sua gloria?". Ma il Saggio rispose: “No! Dio abita dove lo si lascia entrare".
Dove abita Dio? Davide, in 2 Sam 7, era convinto che Dio meritava più di una Tenda per abitarvi; ci voleva una bella Casa, un Tempio …Ma Dio gli rivelò che non ama essere chiuso e onorato in una Casa pur bella ma altrove … Dove?
Dove abita l'uomo là abita Dio. La casa che il Signore sceglie per rivelarsi è l'uomo, una discendenza dove si intrecciano legami caldi.
Così sappiamo che ogni vicenda umana e ogni persona può divenire ed essere degna dimora di Dio, luogo di incontro, redenzione e di estrema vicinanza del Dio-con-noi. IO SONO CON VOI fino alla fine dei secoli!
Non un tempio/chiesa costruito da mani d'uomo, né alcun atto umano buono potranno dare spazio adeguato e degno di Dio perché Lui vi abiti. Egli ama restare libero di spaziare di coscienza in coscienza, di anima in anima, di cuore in cuore, portando aria fresca in tutti quelli dai quali è accolto. La sua casa è il luogo degli affetti più sinceri, dei sacrifici e delle gioie condivise. E la sua presenza rende ogni casa e ogni cuore di uomo il luogo santo di incontro con noi. In noi Egli trova le sue delizie. Come accadde a Maria, quel giorno!
Preghiera
Dio eterno, sempre nuovo, inafferrabile,
Dio di libertà, dove cercarti?
Dove attenderti?
Dove incontrarti?
La tua Parola ci rassicuri, Dio della promessa, ora e sempre.
Presenza imprevedibile,
Dio di lunga pazienza, Signore a cui nulla è impossibile, noi non sappiamo né l'ora né il luogo della tua venuta. Ma, sicuri del tuo amore, non cessiamo di pregarti:
il tuo Spirito ci guidi all'incontro con Gesù, nostro fratello e nostro Signore, per sempre.
Gioia ed umiltà
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». … Che cosa dici di te stesso?».
Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia». …. «In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
(Giovanni 1,6-8.19-28)
In questa III domenica di Avvento, emerge la testimonianza del Battista, chiamato a dare testimonianza alla luce vera (Cristo) che viene ad illuminare ogni uomo. Importante è anche il tema e l'invito alla gioia da parte di San Paolo («stare sempre lieti... » e di Isaia: «Io gioisco pienamente nel Signore... perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza».
Cominciamo dalla “testimonianza” del Battista su Gesù: egli è voce che annuncia una ve-nuta, una presenza fra noi. Giovanni non è il testimone di se stesso. I suoi interlocutori a-vrebbero fatto meglio a chiedergli: “di chi stai parlando? Chi è Colui del quale vai dicendo che è più grande di te? Piuttosto che chiedergli: “cosa dici di te stesso” ?
Giovanni è pienamente consapevole che tutta la sua vita, come la sua testimonianza, sono totalmente in relazione al Cristo. E lo dichiara in diversi modi:
• Egli è solo « lampada che arde e risplende» (Gv 5,35), non la luce;
• è «l'amico dello sposo» (3,29), non lo sposo;
• è il testimone della verità, non la Verità;
• è voce, non la Parola.
Il Battista esprime la sua relazione con Gesù con una immagine piena di sincera umiltà: «io
non sono degno di slegare il laccio del suo sandalo» (1,27) e sente di non potersi neppure paragonare ad un servo dato che sa essere solo Gesù il vero servo del Signore (cfr. Is 53,7). Solo Gesù è lo Sposo; solo Gesù è il Servo. Possiamo dire che anche oggi un vero testimone è colui che riconosce e vede Dio in mezzo a noi, e solo a Lui intende orientare l’attenzione personale e quella degli altri. Perché: «l'amico dello sposo... esulta di gioia alla voce dello sposo ed ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire» (Gv 3,29-30).
Un aneddoto che viene dal lontano Oriente: IL VIAGGIATORE
Un viaggiatore disse ad uno dei discepoli di un grande maestro:
“Sono venuto da molto lontano per ascoltare il maestro, ma non trovo niente di straordinario nelle sue parole”.
Il discepolo rispose:
“Non ascoltare le sue parole. Ascolta il suo messaggio”. E quello replicò: “Come si fa?”.
Rispose il discepolo: “Afferra una frase che lui dice. Scuotila bene finché tutte le parole cadano.
Ciò che rimarrà infiammerà il tuo cuore”.
Prepariamo la strada del Signore
Prepariamo la strada del Signore
Avvento, seconda domenica. Un tempo di attesa per Colui che deve venire.
Ma Gesù non è già venuto?
Sì, il 25 dicembre noi ricordiamo l’anniversario della Sua nascita, come famiglia di Dio, come si fa in ogni casa per un figlio, per la mamma, per il nonno …
E tutti i riti annessi, come la torta con le candeline, il regalo ed altro servono per aiutarci a dire al festeggiato di turno: «Ti vogliamo bene, tu sei importante per noi!». Così dunque facciamo anche con il Signore, a Natale
Ma noi attendiamo anche la seconda e definitiva VENUTA del Signore, «aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova», alla fine dei tempi, quando la storia umana raggiungerà il suo fine, secondo la promessa di Cristo.
Questi giorni quindi ci aiutano a ricordare e a riflettere! Sul passato dell'umanità e sul suo futuro, per imparare a dare un senso al nostro tempo presente.
Questa buona notizia riguardante Gesù, oggi è arricchita dalla voce di uno che grida:
nel deserto PREPARATE LA VIA DEL SIGNORE!
E’ la voce di Giovanni Battista, profeta essenziale ed energico, vestito con peli di cammello, cintura di pelle ai fianchi e, per cibo, locuste e miele selvatico, roba da deserto, lungo il fiume Giordano.
Egli predica un battesimo di penitenza per far convergere l’attenzione e il cuore del popolo verso Colui che sta per manifestarsi fra poco. E la gente accorre numerosa, ascolta, si fa battezzare. Il Messia è già qui, nelle strade del mondo, e il Battista lo indica presente fra noi. Che viene a fare? A purificare e redimere.
La nostra società sta perdendo tanti valori dello spirito. Gli stessi cristiani si sono molto raffreddati nella fede, si nascondono un po’ vergognosi… fanno tante cose più per precetto che per amore e convinzione.
In più, tra mafie e tangentopoli, tra corse al consumismo e inganni della vita, quante cose girano storte.
A chi va bene che si continui così? Chi non ha fremiti di speranza e desideri arditi che le cose vadano meglio?
Uomini speranzosi di tutto il mondo UNITEVI!
Proviamo a metterci in sintonia con la voce di questo profeta e cominciamo a fare anche noi la nostra parte, come ci esorta oggi la Parola di San Pietro: con la santità della condotta; con atteggiamento filiale verso Dio, in modo integro e senza macchia; in pace!
Signore, insegnaci, a preparare le tue vie.
Vegliate!
Attenzione e vigilanza
La tradizione cristiana pone uno stretto legame tra due realtà: l’attenzione e la preghiera. Nel vangelo di questa Prima Domenica d’Avvento l’attenzione è chiamata vigilanza. Vigilante è l'uomo sveglio, non appesantito, non intontito, è l'uomo responsabile, è attento, presente a sé e agli altri. È paziente e perseverante, profondo, capace di dare continuità ad una scelta... lucido e critico.
All'opposto c’è colui che “dorme”, chi sta al di sotto delle proprie possibilità, chi ha paura, chi si disperde in mille cose da fare o in tante cose da avere, è pigro e negligente, pensa al divertimento, si annoia, è sempre stanco, non ha passione, è passivo, segue le mode, la pubblicità, la sua stessa pigrizia. Chi dorme è …mezzo morto. Ma noi siamo chiamati per vocazione e per destino a lottare contro il sonno e contro la morte ponendoci coem sentinelle del mattino e figli della luce. Lo diceva il sommo Poeta: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”! (Dante, Inferno , canto XXVI, 118-120)
Ascolta questo breve racconto, che intitolo “Essere svegli”
Un giovane chiese al maestro: “Che cosa devo fare per salvare il mondo?”.
Il saggio rispose: “Tutto quello che serve per far sorgere il sole domani mattina” “Ma allora – riprese il giovane - a cosa servono le mie preghiere e le mie buone azioni, il mio impegno?”.
Il saggio lo guardò con tranquillità e gli rispose: “Ti servono ad essere ben sveglio quando sorgerà il sole”.
La luce è più forte delle tenebre!
La luce è più forte delle tenebre!
"Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”.
E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me”.
Avevo fame, avevo sete, ero straniero, nudo, malato, in carcere... Dal Vangelo emerge un fatto straordinario: lo sguardo di Gesù si posa, in primo luogo, sul bisogno dell'uomo e va sul bene fatto: mi hai dato pane, acqua, un sorso di vita, e non già, come ci si può aspettare, alla ricerca dei peccati e degli errori dell'uomo, per punirli!
Che grande capovolgimento di prospettive: Dio non guarda il peccato commesso, ma il bene fatto: nel giudizio Gesù non cerca grandi gesti, ma i gesti d’amore, quelli che danno respiro alla vita altrui.
Bellezza della fede: la luce è più forte del buio; una spiga di grano vale più di un campo pieno di erbaccia.
Del resto cosa rimane quando non rimane più niente? Rimane l'amore, dato e ricevuto. In questa scena Gesù stabilisce un legame così stretto tra sé e gli uomini, da arrivare fino a identificarsi con loro: gli altri sono la carne di Cristo.
Perché altri sono mandati via, condannati, bocciati? Che male hanno commesso? Il loro peccato è non aver fatto niente di bene. Non sono stati cattivi o violenti, non hanno aggiunto male a male, non hanno commesso delitti: semplicemente non hanno fatto nulla per i piccoli della terra, sono stati indifferenti al bene!
In pillole: non basta essere buoni solo interiormente e pensare: io non faccio nulla di male. Perché si uccide anche con il silenzio, si uccide anche con lo stare alla finestra. Non impegnarsi per il bene comune, per chi ha fame o patisce ingiustizia, stare a guardare, è già farsi complici del male, della corruzione, del peccato sociale
Il contrario dell'amore non è l'odio, ma l'indifferenza, che ti porta a considerare insignificante l’altro: non lo vedi, per te non esiste è come u’ombra che cammina. Il male più grande è proprio l’indifferenza personale e globale, l’aver smarrito l'attenzione e lo sguardo di Dio sull’altro!
Altri articoli...
Pagina 33 di 48