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CI HA DATO IL POTERE DI DIVENTARE FIGLI DI DIO
II domenica dopo il Natale Letture: Siracide: 24, 1-4, 12-16 Ef. 1 3-6 15-18 Gv. 1, 1-18
La liturgia odierna ci fa approfondire il mistero celebrato che non può essere compreso in una volta sola. Il prologo al Vangelo di Giovanni, è un testo ricco e importante per la fede cristiana. San Giovanni risale in principio per parlarci di Cristo e farci scoprire la vera identità di Gesú. Chi è stato con Gesù ha scoperto chi egli era solo progressivamente, un po' alla volta. Gíovanni, che riflette lo stadio piú evoluto della fede e della riflessione apostolica, dichiara che IN PRINCIPIO Egli era «presso il Padre», prima del tempo e è Dio da sempre: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio». La liturgia di questadomenica celebra il mistero della sua «presenza» fra noi.
-La prima lettura mostra come questa presenza era già «adombrata» nell'A.T sotto i tratti della Sapienza pur essa “uscita da Dio” e che ha fissato la sua tenda in Israele, suo popolo. Ma la differenza è grandissima. Qui si trattava ancora di una presenza intravvista attraverso la Legge, che mostrava la volontà di Dio. Ma con Gesù è come faccia a faccia, non piú attraverso intermediari, ma personalmente Egli si è fatto presente in mezzoa noi: “Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, e per mezzo della Legge di Mosè ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio » (Ebr. 1, 1-2).
-Vangelo:Dio ci parla ora di persona, il Figlio infatti è «irradiazione della sua gloria e l'impronta della sua sostanza », cioè, è Dio stesso che ci parla e si mostra a noi, faccia a faccia, Dio e l'uomo sono uniti fino a costituire una sola cosa (persona), quella del Verbo della Vita.
Se già nell'A. Testamento, tramite la Legge, Mosè poteva dire al popolo: «Quale nazione ha la sua divinità cosí vicina a sé come è vicino a noi il Signore nostro Dio? » (Deut. 4, 7), tanto più ora Dio è diventato uno di noi, in Gesù vero Dio e vero uomo.
Il dialogo tra Dio e l'uomo non potrà più essere interrotto, nessuno potrà piú separare Dio dall'uomo, come nessuno puo separare, il Verbo dalla carne assunta da Gesù Cristo. Ormai agli occhi nostri il mondo è il luogo dove il Verbo ha preso dimora fra noi, è l’Umanità che Dio «ha tanto amato da dare per esso il suo Figlio unigenito» (cf. Gv. 3, 16).
-2^a lettura:Siamo FIGLI! “In Cristo, Dio ci ha scelto prima della creazione del mondo... predestinandoci a essere suoi figli adottivi”. Ecco l'aspetto del mistero natalizio che oggi la liturgia ci fa approfondire. S. Leone Magno, in una sua omelia, esclamava: «Riconosci, cristiano, la tua dignità!». Siamo figli nel Figlio; dice qualcosa che è già avvenuto nella storia (Incamazione NATALE) e, sacramentalmente, avviene nel Battesimo, ma in continuazione, nella vita.
A coloro che credono Dio ha dato il potere di diventare figli di Dio. Lo siamo già ma, nello stesso tempo, dobbiamo diventarlo ogni giorno mediante l'imitazione di Cristo con la nostra crescita nella fede. Nessun figlio nasce già fatto e completo ma lo diventa ogni giorno di più. Quando amiamo i nemici e preghiamo per i nostri persecutori, - dice il Vangelo – siamo e diveniamo figli del Padre celeste » (Mt. 5, 44-45).
-L'Eucaristia che stiamo celebrando ci aiuta in quanto in essa riceviamo il Verbo della
Vita che si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.
IL Verbo qui si fa pane per il nostro nutrimento. E noi da qui ripartiamo e torniamo a casa ogni volta un po' piú figli di Dio e un po’ più forti e speranzosi.
Epifania del Signore
Oggi è il giorno della stella! Di quella stella che ha guidato i Magi all’incontro con Gesù salvatore a Betlemme. (Matteo 2,1-12)
Quella stella, portatrice di luce, è il segno della luce nuova che il Signore è venuto a portare ad ogni uomo. Lui è la luce del mondo, che risplende nelle tenebre del cuore umano, nella notte del mondo che dimentica Dio, nella notte di una Umanità che vuole fare a meno di Lui.
La stella richiama tutte quelle realtà luminose portatrici di grazia che conducono a Dio: cioè, il creato, la Sacra Scrittura, e per volere di Cristo la Chiesa stessa. Spiace per quanti vogliono trovare Dio senza questa mediazione provvidenziale offerta come aiuto a tutti gli uomini e donne che Dio ama.
Ogni cristiano è chiamato, con responsabilità e gioia grande, a essere lui stesso una stella luminosa sul cammino di tanti fratelli che navigano a vista senza nessuna stella polare verso cui guardare per non smarrirsi nell’oceano dell’esistenza.
L’Epifania è anche il giorno dei doni: «Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro,
incenso e mirra» (Mt 2,11). Quei doni rappresentavano ciò che di più prezioso e importante che gli uomini venuti dall’oriente. potevano donare al Bambino Gesù.
Perché non disporci anche noi a donare al Signore ciò che abbiamo di più prezioso? Oggi è il giorno indicato per fare questo atto di fede e di amore. Tutto è di Dio e tutto deve tornare a Lui.
C’è una luce universale che brilla negli occhi e nel cuore di ogni persona ed è la nostra coscienza e la nostra ragione. E poi, nel contempo, ci sono le Scritture sante che, nel buio della notte, ci permette di seguire la luce vera venuta per salvare il mondo e sottrarlo al potere del principe delle tenebre, che è più detestare e da cui starne lontani. Ma chi ha la Luce vera… non teme alcuna tenebra, perché questa non può imprigionare né comprimere questa Luce, che è Dio stesso.
Il tempo e l’eternità
Natale, l’Eterno nel nostro oggi
Aspettando Natale capiamo come il tempo di Dio si “innesta” nel tempo dell’uomo, educando ognuno di noi all’amore, alla cura, al dono, alla prossimità.
Nel linguaggio comune, il tempo è pensato come il contrario dell’eternità, nel senso che si pensa che quest’ultima comincerà quando il primo finisce. La stessa salvezza non raramente si pensa che inizi dopo la morte, nell’al di là, dopo il tempo presente. Ma la salvezza riguarda proprio il tempo presente, l’oggi di Dio si innesta nel nostro vivere quotidiano e non solo l’aldilà.
Il nostro tempo è impregnato della presenza salvifica di Cristo, da quando Egli è venuto come uno di noi, per generare liberazione, empatia, attenzione verso le cose di Dio, verso l’altro, in primis deboli e indifesi, che non sono proprio il nostro principale interesse. L’Avvento è volto a contrastare i nostri inutili e spesso dannosi istanti egoistici e ci educa ad essere protesi verso l’attesa e l’incontro con l’Altro. Ognuno deve impegnarsi a spegnere la forza prevalente del proprio io e della propria autorealizzazione per aprirsi a Dio e all’altro, il che introduce l’eterno nel quotidiano, nella propria vita.
Presenza di spirito e sobrietà
La prima domenica di Avvento inaugura il nuovo anno liturgico 2021-2022e ci invita a ricominciare il cammino di fede, a riascoltare la parola di Dio e assumere la storia quotidiana come luogo in cui percepire Dio che ci chiama ad operare il bene.
Isaia ci ricorda che Dio vuole la giustizia sulla terra e che senza di essa non potrà esserci pace fra le nazioni e fra gli uomini.
La chiesa esiste per indicare a tutti la via, che è Cristo e il mondo di Dio. Dice S. Paolo: “è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, la notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, non in mezzo a orge e ubriachezze, lussurie e impurità, litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo”. (Romani 13, 11 ss)
Questo vuol dire essere aperti al futuro ed “essere rivestiti” di Cristo: da Lui attingiamo l’energia necessaria per vivere non più “come bruti ma per seguir virtute e conoscenza”! (Inferno Canto XXVI 118-120)
Noi crediamo che l'esistenza umana vada vissuta come un cammino verso il mondo di Dio e non può essere consumata solo in distrazioni e dissipazioni. Perciò Gesù ci invita alla vigilanza e alla preghiera: due cose che, nella vita di ognuno, hanno il potere di educare il cuore ad accogliere la parola del Vangelo e farla nostra.
"Vegliare" è un invito a camminare con fiducia, con gli occhi fissi su Gesù. Siamo ammoniti a non affogare nella banalità o nello stress del quotidiano se no rischiamo di non accorgerci di ciò che conta e saremo colti di sorpresa (Mt 24,39). La vigilanza esige presenza di spirito e sobrietà. Amen.
DOMENICA XXXIV – B –
1° Re 17,10-16; Salmo 145; Ebrei 9,24-28; Marco 12,38-44
Una donna senza nome e vedova è l’ultimo personaggio che Gesù incontra nel vangelo di Marco prima della sua Passione. Donna e vedova è l’immagine dei senza difesa che trovano in Dio il proprio difensore.
Seduto nel Tempio vicino al luogo delle offerte, Gesù posa il suo sguardo su un gesto da nulla che nasconde qualcosa di divino, Quella vedova ha gettato nel tesoro due spiccioli, ma vi mette più di tutti gli altri, perché è tutto quanto ha per vivere! La Bibbia da sempre ci ricorda e qui viene ribadito che l’occhio di Dio non guarda l’apparenza né la quantità ma il cuore.
Non ci è detto che questa donna è santa e perfetta ma solo che ella non fa calcoli nel dare a Dio, è generosa, ci mette molto cuore e tutto il patrimonio che ha. Ogni atto umano così fatto contiene qualcosa di divino.
Ci sono persone che amano solo essere visti, attirare l’attenzione perché pensano che altrimenti è come se non esistessero. Fanno di tutto, anche il bene, a condizione che gli altri vedano… e lo sappiano. Chi si comporta così non è interessato alla relazione con Dio o con l’altro, non gli interessa l’amore, ma è mosso solo dalla brama di farsi notare, anche mentre fa il bene. Nel Vangelo di questa domenica gli scribi a cui Gesù fa riferimento, sembrano corrispondere a questa categoria di persone che usano persino cose buone come la preghiera, le occasioni di predicazione, gli eventi pubblici come i banchetti, addirittura la religione o la legge, solo per essere visti.
Questa donna invece rappresenta per Gesù il modello di coloro che senza finzioni e doppi fini non trattengono nulla per sé e contano solo su Dio, che amano nella totalità e senza calcolo.
Posso immaginare che Gesù, osservando questa donna, abbia intravisto quanto fra qualche giorno sarebbe accaduto a lui, a Gerusalemme, per mano dei Giudei. Nel vangelo di Marco, un’altra donna compirà un gesto che possiamo leggere nella stessa logica: a Betania ella romperà un vasetto di alabastro per ungere i piedi di Gesù! Sono immagini di un amore autentico che non si nasconde dietro la scusa del risparmio.
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