Pillole domenicali
Si alzò e andò a lavarsi!
QUARTA DOMENICA di Quaresima
I temi della luce, del “vedere” Cristo come “mio Signore” sono nel cuore della la narrazione del cieco nato in questa domenica. Non c’è nell’episodio un grido di implorazione, una preghiera, ... da parte del cieco. E’ pura iniziativa e gratuità del Signore per quel poveretto che passava la vita a mendicare.
Vorrei evidenziare l’iniziativa di Gesù: è Lui che vede e si avvicina al cieco. Questo uomo cieco rappresenta tutta l’umanità che giace nelle tenebre, ma è stata avvicinata da Gesù con amabilità e potenza. L’episodio dimostra come, in definitiva, tutti siamo ciechi e chiamati progressivamente a vedere in Gesù la luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. Come pure, tutti, al pari del cieco, una volta illuminati, dobbiamo trasformarci in discepoli missionari, credenti e fosforescenti, e testimoni di luce.
Nel racconto San Giovanni descrive che alcuni si aprono alla luce, incontrando Gesù ma altri, di fronte alla stessa situazione vi si chiudono irrimediabilmente. Proprio questi contrasti permettono a Gesù di rivelarsi a noi come
- la luce del mondo;
- l’Inviato del Padre, cioè la via che porta a Lui;
- verità (la luce);
- la vita (l’acqua che guarisce della piscina miracolosa);
- Signore del Sabato (la guarigione del cieco avviene di sabato).
L’immagine che oggi spicca più delle altre è quella degli occhi aperti: sia quelli di Gesù, che si posano su di lui (passando, vide un uomo cieco dalla nascita), sia quelli del cieco, che guardato e raggiunto dalle parole di Gesù, va a lavarsi e torna che ci vede.
Il cieco prima ascolta le parole di Gesù a lui rivolte e poi le esegue prontamente, senza dubitare e senza tentennare: ascolta ed esegue (Gesù: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» ed egli andò, si lavò e tornò che ci vedeva»).
Ecco l’insegnamento che ci viene dato: “Ascolta! Fa’ quello che ti è detto! E poi vedrai...”. Noi invece invertiamo l’ordine: prima vogliamo vedere, poi convincerci, poi forse ascoltare e infine chissà … anche fare. Il cieco prima di vederci si alza, cammina, va alla piscina. Fa cose che gli sono state chieste, dettate dalla fiducia in Gesù e mentre fa questo credendo, recupera la vista!
Al contrario quelli che non credono, pur di fronte allo stesso evento, anziché riconoscerlo, chiacchierano su di esso, fanno commenti, pettegolezzi sul miracolo, esprimono giudizi negativi e rimangono nella loro convinzione. Peggiori di tutti sono quelli che “sanno”. Infatti l’intero brano è percorso da questo ritornello: “Noi sappiamo”. Per questo rimangono ciechi!
Non è importante sapere, né convincersi e nemmeno vedere; prima di tutto viene l’ascolto, il fare credendendo a quanto ci è detto e richiesto!
La religione biblica autentica non è l’ossessione del vedere: il cieco è guarito e si illumina non perché ha visto Dio, (non ha nemmeno visto Gesù!) bensì perché ha ascoltato, creduto e fatto quanto Gesù gli chiedeva. Ascoltare ci porta alla fede, ci apre gli occhi, ci trasforma e ci fa credere che è Lui il mio unico bene.
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