Pillole domenicali

XXIX domenica: Pregare sempre, senza spazientirsi

[Es 17,8-13; Sal 120; 2^ Timoteo 3,14-4,2; Luca 18,1-8]

Dio non sempre esaudisce le nostre preghiere, ma certamente adempie sempre le sue promesse. Pregare non è dire tante preghiere ma è voler bene a Dio. Se ami qualcuno, lo ami sempre, qualsiasi cosa tu stia facendo. «Il desiderio prega sempre, anche se la lingua tace. Se tu desideri sempre, tu preghi sempre» (S. Agostino).

Quando si ha un progetto che ci sta molto a cuore o quando una donna è incinta, anche se il pensiero non va sempre e in continuazione al progetto o al bimbo nel grembo, noi pensiamo, cerchiamo e ci muoviamo sempre per realizzare quel progetto o la donna desidera intensamente che venga quel giorno in cui può stringere al seno suo figlio.

La vedova del Vangelo è una bella figura di donna e della Chiesa: fragile e indomita, subisce ingiustizia ma non si arrende né si dà per vinta di fronte al sopruso subito ma fa proprio come ci chiede Gesù: invoca aiuto senza stancarsi, senza arrendersi, senza spazientirsi.

La liturgia della Parola di questa domenica mette bene in risalto l’aspetto della supplica tenace nella lotta e nell’attesa. Così fa Mosè sul monte, ed anche la vedova verso il magistrato menefreghista. Quando le mani di Mosè erano abbassate, stanche e rivolte a terra, Amalek era più forte; quando esse erano alzate e tese verso il cielo, fino a sera, Giosuè aveva la meglio.

  • Le mani alzate di Mosè sono segno che lui è "collegato" con Dio; la preghiera, infatti, nasce dalla consapevolezza che siamo incapaci a salvarci da soli, per questo chiediamo aiuto a Colui che tutto può. Non è preghiera solitaria quella di Mosè perché è sostenuto dalla Comunità, nella persona di Aronne e Cur al suo fianco. Per Mosè «presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette, mentre Aronne e Cur… sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme sino al tramonto del sole» (v.12).
  • Anche la parabola della vedova che non si arrende e del giudice iniquo sottolinea un aspetto importante della preghiera: la costanza perseverante e paziente. Gesù “diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi” (v. 1). Pregare sempre, senza scoraggiarsi, senza incattivirsi o spazientirsi di fronte all’eventuale ritardo dell'intervento del Giudice Giusto o al suo silenzio, mentre aspettiamo che Dio, a suo modo e a suo tempo -non come e quando noi vorremmo- deciderà di venire in nostro soccorso.

La preghiera insistente e continua ci aiuterà a stare in sintonia con i tempi di Dio. Essa, infatti, se non cambia subito le cose, cambierà noi piano piano, favorendo una lenta trasformazione del nostro "sentire" che ci farà aspettare e accettare i tempi e i modi attraverso i quali Dio vorrà aiutarci, confermandoci nella certezza che le sue promesse si avvereranno.

 

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