Domenica XXX: un cieco ritrova la luce e la strada

La guarigione del cieco Bartimeo ci ricorda la logica di Dio, che predilige e riempie di speranza e di attenzioni proprio chi è inadeguato, piccolo, emarginato, mendicante, cieco, isolato sul ciglio di una strada. Ma improvvisamente tutto si illumina e si trasforma: passa Gesù, che va verso Gerusalemme e arriva a Gerico, la città delle palme, a 300 metri sotto livello del mare, distrutta dagli Ebrei e poi ricostruita da Erode il Grande. Dista 37 km di strada nel deserto.

Bartimeo grida: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me”.

Al contrario della gente, che gli grida di «non rompere», Gesù non si dimostra infastidito e lo manda a chiamare, lo vuole vicino a sé, l’accoglie e lo guarisce. Gli dice: «La tua fede ti ha salvato». E il cieco diventa suo discepolo. Forse ha sentito dire da colui che l’ha guarito: «Io sono la luce del mondo; chi segue

me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12). Se anche non l’ha sentito dire, ci crede e va, gettando via il mantello liberandosi del poco che aveva. Con il suo gesto anticipa i futuri catecumeni che, nel giorno del loro battesimo, si spogliavano dei loro vestiti e per una settimana indossavano una tunica bianca, ad indicare il loro passaggio alla vita nuova. Il cieco grida, invoca Gesù e, zittito, grida ancora più forte perché non si vuole

arrendere nella difficoltà, vuole continuare a lottare

Anche noi pur vivendo, a volte, fra tanti, ci sentiamo accantonati e dimenticati  in mezzo a tante difficoltà… ma se come lui avremo fede vedremo ogni cosa sotto una luce diversa e affronteremo la vita con le sue difficoltà in modo più determinato. Ci vedremo meglio per scoprire che lo scopo e il senso del nostro vivere quotidiano è seguire Lui, camminare nella luce verso la Vita.