Il Figlio dell’uomo quando verrà, troverà la fede sulla terra?

Questa domanda, in fondo, è come la sintesi della parabola di questa domenica. Il racconto vuole stimolare i discepoli a perseverare nella preghiera di fronte alle grandi ingiustizie e tribolazioni che in ogni epoca cercheranno di abbattere gli animi dei credenti, con provocazioni del tipo: “Dov’è la promessa della sua venuta?” (2Pt 3,4), oppure dov’è, dov’era Dio quando accadevano cose terribili intorno a noi? La preghiera educa all’attesa dell’intervento di Dio e ci fa resistere nella tentazione. “Vegliate e pregate per non entrare in tentazione”, ci dice Gesù.

“Che cos’è entrare in tentazione, se non uscire dalla fede? La tentazione infatti cresce nella misura in cui diminuisce la fede come al contrario la tentazione diminuisce nella misura in cui la fede cresce” (S. Agostino).

La preghiera, come la Parola di Dio, è un nutrimento. Spesso nella nostra considerazione è disprezzata e considerata come cibo leggero e spregevole. Anche per vincere questa non stima della preghiera occorre pregare e fare uso di questo cibo per quanto possa sembrare inappetibile e poco sostanzioso ai nostri occhi.