TU SEI IL CRISTO! – dice Pietro – E cioè?

Gesù vuole aiutare i discepoli a riconoscere la sua vera IDENTITA’, per questo prima li interroga: “Chi dice la gente che io sia?” e poi chiede loro direttamente: “E voi chi dite che io sia?”.

Pietro risponde bene: “Tu sei il Cristo”. Che non vuol dire “uomo straordinario, o benefattore dell’umanità, un amico dei poveri, uno che dice quel che pensa” etc…....

La fede che Pietro professa a nome di tutti, è quella della chiesa di ogni tempo: essere Lui il Cristo, il Messia annunziato dai profeti, l’inviato dal Padre, il Signore, il Salvatore, il Verbo fatto carne e venuto ad abitare in mezzo a noi, crocifisso, morto e risorto per la nostra salvezza.

Questa fede è il fondamento del cristianesimo. Come ai suoi apostoli, così a noi Gesù chiede che lo riconosciamo qual egli è veramente, con fermissima e coraggiosa fede.

Quando Pietro proclamò: “Tu sei il Cristo” non sapeva pienamente quello che diceva, nel senso che professava una cosa e ne pensava un’altra.

E’ Gesù che ce lo svela, ma anche la reazione di Pietro, subito dopo, lo conferma.

Pietro infatti – pur dichiarando Gesù il Messia – era ben lontano dal pensare quello che Gesù avrebbe effettivamente fatto e come lo avrebbe realizzato. Messia per lui aveva un sapore trionfalistico e pur conoscendo certamente i versi di Isaia che descrivono la figura del Messia, credeva che quelle parole fossero riferite ad un altro, non a Colui che era di fronte a loro. Dice Isaia “Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi …. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima” “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello…” (Is 53, 2-7).

Ora, tutto questo doveva avverarsi in Gesù, come Lui stesso ripetutamente ricorda ai suoi apostoli: “Cominciò a insegnar loro che il Figlio dell’uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare”.

Quello stile e quella sorte accettata dal vero Messia e non quello immaginato da Pietro, o da altri, Gesù chiede di attuarlo e lo propone anche ai suoi discepoli: “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà” (Mt 16,24-25).

Tutti i discepoli sono chiamati a seguire Gesù portando la croce, nell’adempimento d’un dovere quotidiano, spesso duro, ripetitivo e pesante, accettato con amore e fiducia e tenendo fisso nella mente che alla gloria si arriva solo “pagando”, “sacrificandosi” come accade al chicco di grano che se non “muore” non potrà mai nascere spiga.