C’è chi è cieco e chi non vuol vedere!

Nel miracolo operato oggi dal Signore a favore del cieco dalla nascita appare evidente come la situazione del guarito sia radicalmente nuova, rispetto a prima. Il suo rapporto con Gesù, dall’inizio e alla fine del racconto è in stato dinamico di crescita ma quello che lo fa maturare e rinsaldare nella fede sono soprattutto le obiezioni e le reticenze che egli incontra da parte dei suoi interlocutori. Per lui tutto è estremamente semplice: “Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo”! Come, per gli avversari di Gesù, tutto è tremendamente complicato e inestricabile.

C’è chi è “cieco” pur vedendoci, come accadde a Samuele di fronte alla scelta del Re Davide, c’è una cecità di chi non vuol vedere perché gli piace stare dov’è, all’oscuro, come accade nel racconto ai Farisei e c’è, infine, chi era cieco ed ora non solo ha il dono della vista ma con gli occhi della fede arriva a riconoscere e adorare Gesù, come l’Inviato di Dio e il Signore! Che bello!!!!

La fede è nata in lui per “quello che gli è capitato”, che gli ha permesso di passare gradatamente dalla conoscenza sorprendente e progressiva della Persona che l’ha guarito, fino al dono della vita nuova che questo evento ha creato in lui. È estremamente significativo anche il suo rapporto con i genitori, che lo conoscono fin dalla nascita, più di tutti gli altri. La loro “mezza-testimonianza” per paura di essere cacciati dalla sinagoga, in certo senso si unisce e conferma quello che il loro figlio testimonia, sulla base di ciò che è accaduto, perché l’evento è indiscutibile!

Anche per questo i cristiani di Efeso sono invitati da Paolo a “cambiare vita” accogliendo, custodendo e facendo crescere quello che senza nessun merito e nessuna opera hanno ricevuto in dono.

L’etica cristiana non propone un impegno per meritare un premio, ma un cammino di gioia riconoscente per il dono/premio già ricevuto. Tutto abbiamo ricevuto dalla bontà infinita del Signore!