DAMMI DA BERE!

        Il vangelo che racconta della donna SAMARITANA, interpella ogni credente sulla sete, sui desideri che lo abitano. C’è una sete che ci abita profondamente tutti ed è quella di incontrare e relazionarsi con l’altro. Un incontro però ha bisogno di coraggio ed avviene quando ci facciamo piccoli e “mendicanti” di qualcosa!

Gesù chiede: “dammi da bere!” alla samaritana e questa, subito dopo, chiederà anche lei: «Signore, dammi sempre di quest'acqua…» (Gv 4,15). La povertà consapevole e condivisa è la base di una relazione vera. 

Un incontro può avere – come nel caso della samaritana - un avvio di pessima qualità, quando parte da pregiudizi sociali o religiosi: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?» Gv 4,9). C’è contrapposizione, c’è un «noi» «voi», c’è una barriera, una lente deformante che tutto compromette. L’incontro avviene nella verità quando comincia a nutrirsi di domande e confidenze sincere e sempre nuove, solo così. 

Gesù e la Samaritana si incontrano presso il pozzo di Giacobbe, dove entrambi vanno per dissetarsi. Per Gesù l'acqua del pozzo è l’avvio di un'ampia discussione con la donna alla quale pian piano propone un'acqua diversa, un’acqua «viva», che lui solo è capace di dare a lei e a noi, per estinguere ogni nostra sete. 

 Egli dirà un giorno: «Chi ha sete venga a me e beva. Chi crede in me, come dice la Scrittura, fiumi di acqua viva scorreranno dal suo seno. Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui» (7,37-38). 

La donna non ha argomenti, balbetta qualcosa e alla fine si appella alla speranza del Messia che verrà e spiegherà bene ogni cosa, per dirimere ogni controversia tra giudei e sa-

maritani.  A questo punto Gesù la ferma con le parole: «Sono io, che parlo con te».

Il Vangelo ci descrive alla fine questa donna “convertita a Gesù” ed apostola di Lui nei confronti dei suoi compaesani (Gv. 28-29). La fede come un fuoco, come un profumo si trasmette!

L'anfora con cui la samaritana era venuta ad attingere l'acqua, rimane lì abbandonata a dimostrazione che l’acqua del pozzo non è poi così prioritaria e indispensabile quanto invece lo è quell’acqua zampillante per la vita eterna nel momento che se si è avuto modo di gustarla e sperimentarla di persona.