“Giona, Giona!”

Giona viene chiamato ad una missione. All’epoca non capitava spesso di essere chiamati, non cerano twitter,  whatsApp o facebook e nemmeno i telefoni. Il Signore nel cuore della notte lo chiamava - magari facendogli  prendere anche un colpo - e lo inviava ad annunciare la sua parola in città lontanissime e piene di cattiverie,  annunciare ai popoli la conversione. Giona si ribella, lui crede, non basta questo? Perché andare fino a  Ninive? Giona cambia idea, ma non appena può si ribella ancora al volere Divino.  

Tutti noi, tutti i giorni, siamo chiamati in missioni più o meno grandi, ma quante volte ci ribelliamo a questa  chiamata? Giona viene chiamato per andare a Ninive: ma voi ci andreste a Kiev o a Pyongyang o che ne so in  Siria o nella striscia di Gaza, di punto in bianco? Eppure c’era e c’è ancora una missione in ballo.  

Era da un po’ che nell’aria vibrava la voglia di convogliare le forze dell’Oratorio in una grande festa, un  progetto che avesse un messaggio intrinseco. Per tutti, per coloro che l’avrebbero ricevuto ma anche e forse  soprattutto per chi l’avrebbe annunciato.  

Tutti i gruppi, insieme, senza etichette o elementi distintivi, tutti coinvolti in diversi ruoli. Musicisti, attori,  scenografi e costumisti. Nessun professionista, nessun mestierante. Ma tutti con un comune denominatore: 

mettere insieme le forze per annunciare un messaggio.  

Si, ma quale?  

Di certo non quello di convertire un popolo… 

Annunciare non è mai facile, figuriamoci tentare di farlo mettendo insieme le menti vibranti di trena e più  persone, coinvolte nelle mansioni più disperate: dalla costruzione di una balena, si una balena in carta ed  ossa, al far parte di una tempesta, dal reclutare pirati muniti di chitarre a far ballare una sirena sulla terra  ferma. Ma dato che l’Oratorio lavora Bene, per il Bene, nel Bene, il Signore l’aiuta. 

Ninive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Quindi più o meno come una moderna New  York o San Paolo. Giona appena arrivato mette le scarpe comode e comincia a percorrere la città predicando: 

«Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta». Bologna non sarà distrutta, ma almeno, agli abitanti del  quartiere Porto sarà giunta una notizia, l’abbiamo cantata tutti insieme.  

Clamoroso, esiste un’alternativa alla mondana quotidianità, basata spesso sul successo e la competizione.  

Caro Giona, caro Matteo, cara Anna, il Signore è misericordioso, in ogni momento ci perdona. Poche  chiacchiere, se Dio vuole salvare Ninive, la salva.  Chi sei tu per voler capire i pensieri del Signore? Lui può  quello che vuole e di sicuro sempre nel tuo bene.  

Ha voluto anche che l’11 maggio si realizzasse quel sogno chiamato Jonah’s Song – il nostro musical.  

Tutti insieme ci abbiamo provato, abbiamo cercato di lanciare un messaggio che ancora una volta ripetiamo  a gran voce: esiste una Via possibile e percorribile, non un’alternativa, ma una Vera strada, che può rendere  meravigliosa la Vita, la sequela del Signore. Sequela che noi professiamo e viviamo attraverso l’Oratorio.  

La Parrocchia, l’Oratorio, sono un polmone che respira.  Un polmone che inala forze di ogni tipo, colore ed  età ed esala pace, bontà, sicurezza, fraternità, frutto del lavoro dell’uomo ma benedetto dalla mano del  Signore.

Salvatore e il gruppo dell'Oratorio